lunedì 27 giugno 2011

CATANIA, IDEE PER IL FUTURO

«Se la politica resta debole, non basteranno nuove idee per il futuro di Catania»
Periodicamente le pagine del quotidiano ospitano riflessioni progettuali sul futuro della nostra città. La Destra, che a Catania è il terzo partito per consenso tra le forze di centrodestra, ha da sempre fatto sentire la propria voce, invitando l’amministrazione a scegliere la via dello sviluppo.
Siamo stati i primi, infatti, a sollecitare (offrendo la disponibilità al voto in aula) l’approvazione del Prg elaborato dalla precedente giunta, sul quale si sarebbe poi potuto agire per varianti; abbiamo chiesto la firma dei contratti relativi agli appalti già assegnati dall’ufficio speciale (parcheggi non sequestrati, lungomare Artale Alagona, ad esempio) e la prosecuzione dell’iter dei progetti di finanza ancora allo stato di progettazione; siamo stati propositivi su Corso Martiri, indicando oltre due anni fa un percorso più lineare di quello seguito che, certamente, avrebbe potuto comportare maggiore celerità pur nella ridefinizione dell’accordo (illegittimo) sottoscritto dal commissario Emanuele; abbiamo garantito impegno per approvare gli strumenti urbanistici necessari per attuare il Pua e abbiamo suggerito un riordino serio delle partecipate.
Tali proposte, sulle quali non c’è stata convergenza – ma s’impone una maggiore riflessione e una strategia condivisa – avrebbero offerto a Catania la possibilità, come dice il professor Caserta, di diventare città esempio nell’Occidente, perché avrebbero permesso l’uscita dalla crisi facendo leva sullo sviluppo e non sugli aiuti (della Regione e dello Stato).
Ciò posto, la nostra sensazione è che il vero freno allo sviluppo della città sia da individuare nell’incapacità della classe dirigente di ritrovare un’etica pubblica fatta di coerenza comportamentale e di serietà progettuale. Non è questione, come pure è stato autorevolmente sostenuto, di partiti; tema centrale sono gli uomini.
In passato l’amministrazione Scapagnini è caduta nell’errore fatale di aver individuato persone inadeguate ed aver affidato loro compiti sovradimensionati. Allo stesso modo ancora oggi si avverte un deficit pesantissimo di competenza, di indipendenza, di autorevolezza da parte di chi dovrebbe essere, in nome dell’amministrazione (e quindi di tutti noi) punto di convergenza di interessi diffusi. E sembrano resistere sacche di clientele, salvo sentir parlare contro il clientelismo i maggiori profittatori dei suoi nefasti effetti.
La questione appena posta è, a nostro giudizio, determinante. Se oggi traspare una debolezza strutturale della politica diventa fatale l’emergere di altri luoghi di decisione. Se di fronte agli interlocutori (siano essi imprenditori, commercianti, lavoratori) l’amministrazione comunale non appare forte, quindi credibile, difficilmente sarà possibile trovare punti di mediazione e avviare concertazioni positive (si pensi a corso Martiri…).
In conclusione, ha ragione Maurizio Caserta quando invita tutti a convergere nell’interesse di Catania. Tuttavia, non basta l’invito alla città perché riscopra la sua identità. Serve, invece, individuare una classe dirigente capace di scelte innovative, motivata a far bene, libera da condizionamenti esterni e da pressioni di ogni genere.
Ruggero Razza
Segretario provinciale La Destra

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