giovedì 13 ottobre 2011

IL CARCERE DI REBIBBIA ESEMPIO DI RIEDUCAZIONE






Il sottosegretario di Stato al lavoro e alle Politiche sociali Nello Musumeci, ha  visitato  la casa circondariale maschile di Rebibbia, accompagnato dal direttore della struttura  Carmelo Cantone. Nel corso della visita il direttore  ha   mostrato al rappresentante del governo le strutture dell’istituto penitenziario (che ospita 1700 detenuti) in particolare i laboratori di cucina, i campi da calcio e  di pallavolo,  un campo da tennis e una palestra. Di importante rilievo per i connessi profili sociali, i laboratori all’interno dei quali  vengono svolte, da 109 detenuti,  attività lavorative per  datori di lavoro esterni: call- center, caricamento dati su portali, centro cottura, centro CUP ( Centro unico di prenotazione per visite sanitarie),  lavorazione plastica differenziata. Il direttore ha inoltre reso noto che 235 detenuti  svolgono attività lavorative alle dirette dipendenze dell’amministrazione carceraria. Molto accogliente l’area esterna dedicata agli incontri con i familiari, dotata di un’area giochi per  permettere  lo svolgersi dei colloqui  in un clima più sereno. “E' stata una esperienza davvero utile” ha commentato il sottosegretario Musumeci al termine della visita. “Ritengo doveroso, per un uomo di governo, accostarsi a queste strutture delle quali si ha spesso una conoscenza distorta, non rispondente al vero. Mi devo complimentare con il direttore per aver promosso delle iniziative di interesse che consentono ai detenuti non soltanto di acquisire conoscenze e abilità professionali ma di restituirli alla società con una cultura rieducativa che è nello spirito e nella essenza della legge. Come governo dobbiamo impegnarci -  ha proseguito Musumeci - a rendere vivibili le carceri. Dobbiamo convincerci   che la detenzione deve consentire a chi ha sbagliato di poter essere recuperato alla società sana. E credo che Rebibbia,  posso dirlo con serenità, sia una delle testimonianze più vere lungo questo percorso che tutti gli istituti di pena in Italia  dovrebbero imboccare.”

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